Economia

Cosa impariamo dalla vicenda Ingros, indipendentemente da come finirà

Scritto da Redazione

Quando Flavio Taufer, quasi 6 anni fa, organizzò un sit-in di protesta contro quello che lui definiva ironicamente Castel-Struzzo, in pochi lo presero sul serio. In pochi presero sul serio anche la reazione di Brocchetto a quello che a molti era sembrato, oltre che un gesto di arroganza da parte di Famiglia Cooperativa e del Comune di Transacqua, un’operazione squisitamente speculativa anziché una lungimirante iniziativa imprenditoriale. In molti immaginavano ci fosse sotto qualcosa di non esattamente trasparente, ma gli stessi molti pensavano che sarebbe andata come di solito va in questi casi, con magari un po’ di polvere sollevata ma con un lieto fine per i più forti, e che in fondo in fondo la valle ne avrebbe solo che guadagnato.

Possiamo però pure lasciar perdere il carattere estremamente malato di un ragionamento così semplicistico e accomodante, irrispettoso della giustizia in nome di una più becera convenienza generale, perché questi sono i giorni in cui bisogna fare i conti con il fatto che non è andata così; sono i giorni in cui non ha più senso parlare di soluzioni ma tocca soffermarsi sulle conseguenze. E, purtroppo, poco si parlerà delle responsabilità di questa vicenda dai contorni tafazziani.

Le conseguenze dirette di chiudere il più importante punto commerciale dell’intera valle sono facilmente intuibili: assisteremo inermi all’inevitabile, cospicua e gravissima serie di licenziamenti dei dipendenti, a cominciare dai soggetti più contrattualmente deboli; per chi resterà sarà un esodo di personale verso filiali che nella maggior parti dei casi già sono apposto, in quella che potrà facilmente trasformarsi in una lenta agonia di Famiglia Cooperativa per come la conosciamo oggi.
Lato cliente invece ci saranno ovvi disagi per capire come sostituire quello che, piaccia o meno, negli ultimi anni era diventato un punto di riferimento assoluto per la spesa valligiana. Ma Primiero si adeguerà, e magari riscoprirà anche quel tesoro nascosto che sono i piccoli punti vendita. Non rimarremmo certo senza fare la spesa, questo è sicuro.

Ma come farà invece Famiglia Cooperativa a tenerle attive, queste filiali, senza più il suo punto vendita leader? Il fatturato ne risentirà inevitabilmente, e una società che tanto ha investito proprio nel progetto del nuovo Ingros, difficilmente riuscirà ad assorbire il colpo. Non si azzardano previsioni, se non quelle catastrofiche, e l’idea è che tutti siano appesi a un filo e cerchino di sbirciare un po’ al futuro in attesa di fare una qualunque mossa, perché qualunque mossa potrebbe far saltare un banco che non si ha la minima idea di se e come resterà in piedi.

Si temporeggia, come sempre si è fatto in questa vicenda.

Il minimo comun denominatore è proprio questo: temporeggiare. Basti pensare al gruppo consiliare Transacqua Libera, agguerritissimo contro l’ecomostro da opposizione, si è ritrovato a guidare il comune quasi dimenticandosi di Ingros, ben consapevole che di lì a poco sarebbe arrivato il commissario Matonti, che come loro ha temporeggiato, fino al compimento della fusione dei comuni. Tutto mentre il tempo passava, Ingros diventava sempre più abusivo e i responsabili si defilavano. Tutto intorno trasuda di senso di colpa mai confessato e pare evidente che chi oggi arriva a metterci la faccia sia il meno responsabile di tutti.

Superfluo ribadire i nomi di persone, aziende e amministrazioni coinvolte: per capire quanto assurdo sia stato questo valzer di scaricabarile basti pensare che il cerchio è andato a chiudersi con il medesimo ente (pur con una fusione di mezzo) che prima rilascia licenze e concessioni, successivamente emette l’ordinanza di chiusura e infine solidarizza pure con i dipendenti in sciopero.

La presidente, Francesca Broch, afferma che a pagare per questa situazione sarà solo la Famiglia Cooperativa, ed è difficile contraddirla vedendo a quanto non siano presenti in questa fase i veri responsabili, ma è altrettanto difficile immaginare che da questa drammatica chiusura a rimetterci non sarà tutta Primiero, in una guerra intravalligiana che non farà altro che renderci tutti un poco più poveri e incattiviti.

Cosa dovremmo fare allora ad oggi, dopo esserci indignati ed aver parteggiato chi per una parte, chi per l’altra? Dopo esserci dispiaciuti per i posti di lavoro che andranno a scomparire? Dopo aver magari esultato sommessamente per quella che è sì una vittoria per la giustizia, ma una sconfitta pesantissima per l’intera economia primierotta?

A far bene, dovremmo riflettere attentamente sul vortice generativo di questa malata situazione, tra speculazione, clientelismo, arroganza e un pizzico di ingenuità. Non dovremo senz’altro perdonare (ma già l’abbiamo fatto) i colpevoli di questo disastro, oltre a chi l’ha cavalcato politicamente senza poi riuscire a far nulla di concreto. Non dovremmo concederci quella silenziosa complicità che oggi, al suono del “comedarón via” vede messa in crisi Famiglia Cooperativa, che è vittima di una patologia culturale fin troppo radicata, e che appare sempre più inestirpabile.

Redazione

4 Commenti

  • Buongiorno,
    analisi indubbiamente amara della triste realtà e se nel complesso purtroppo vi è solo da riflettere in silenzio per quanto è stato fin d’ora per rispetto dell’allora Transacqua Libera, diventata poi maggioranza allargando le proprie file con nuovi inserimenti e in rispetto di tutti i cittadini di Transacqua (e insierisco anche coloro che non ci hanno votato) che come sindaco ho avuto l’onore di rappresentare per circa un anno e mezzo, mi sento in dovere morale di replicare in modo deciso e forte, quasi da persona offesa, nel leggere che Nuova Transacqua arrivata ad amministrare il Comune se ne è lavata le mani … ” si è ritrovata a guidare il comune quasi dimenticandosi di Ingros, ben consapevole che di lì a poco sarebbe arrivato il commissario Matonti, che come loro ha temporeggiato…
    Queste righe sono offensive perchè non corrispondono alla realtà dei fatti. La realtà è ben altra e chi era in giunta con me ben lo sà, cosi come lo sanno gli avvocati consultati a più riprese e in diversi luoghi, lo sanno gli Assessori Provinciali competenti con i quali mi sono più volte confrontato, lo sanno gli uffici provinciali competenti, commercio ed urbanistica in primis, lo possono testimoniare i numerosi viaggio fatti a tale scopo a Trento, Padova, Udine. Lo sanno gli interlocutori, Primiero Sviluppo, Famiglia Cooperativa, la ditta Brocchetto in quanto con tutti abbiamo dialogato, promosso anche un incontro tra le parti, proposto anche una possibile soluzione di compromesso per un eventuale transazione prima delle sentenze.
    Personalmente ci ho speso molto tempo ed energie, anche nervose e non ritengo giusto il giudizio cosi sommario e fuorviante, nel tempo mi sono fatto un’ idea chiara e precisa, su responsabilità, corresponsabilità e motivi anche di un mancato accordo pre sentenze ma il ruolo del Sindaco era altro, ovvero quello di difendere l’ente che rappresentavo nell’ interesse generale della cittadinanza ponendosi come parte terza verso i due contendenti, ascoltantop le ragioni degli uni e quelle degli altri.
    In sintesi io sono diventato sindaco a maggio 2014 con il procedimento legale aperto (cause in corso) ed era atto dovuto difendere gli atti del comune davanti alla giustizia per evitare che per negligenza o pressapochismo al comune fossero chiesti dei danni aggiuntivi, pertanto l’Amministrazione ha prudenzialmente sospeso la chiusura in attesa della discussione e della pubblicazione della sentenza nei due appelli in quanto vi sarebbe stato il rischio di adottare provvedimenti di particolare gravità, che avrebbero potuto nel giro di pochissimo tempo rivelarsi poi illegittimi nell’auspicato caso di accoglimento dei due appelli, in quanto il Consiglio di Stato, pur respingendo le istanze cautelari, aveva fissato per la trattazione del merito dei ricorsi l’udienza del 27/10/2015. In sintesi se si chiudeva la Coop e poi l’ultimo grado di giudizio dava ragione a Primiero Sviluppo e Comune, si avrebbe dovuto pagare alla Coop il mancato guadagno. Era pertanto doveroso non aggravare il procedimento con ulteriori determinazioni e nel contempo consentire un corretto e sereno espletamento dei giudizi innanzi detti avanti al Consiglio di Stato, già investito delle questioni.
    Successivamente con sentenza n. 5136 del 12 novembre 2015 il Consiglio di Stato respingeva gli appelli proposti dalle società Primiero Sviluppo srl e Famiglia Cooperativa di Primiero Soc. coop
    e dal giorno successivo alla notifica di tale sentenza, ultimo grado di giudizio non più appellabile la nostra amministrazione si è messa al lavoro per far eseguire la sentenza all’inteno di un percorso di garanzia per entrambe le parte, guidato dai tempi dei procedimenti amministrativi.
    E’ stata comunicata la sentenza alle parti, sono stati dati i tempi di legge per presentare osservazioni ed un eventuale piano di lottizzazione nuovo che fosse urbanisticamente a norma.
    Abbiamo lavorato fino all’ultimo, con la responsabilità di non lasciare un vuoto amministrativo al Comune che poteva potenzialmente esporre l’Ente e il responsabile del procedimento amministrativo a delle difficoltà economiche il primo e/o denunce penali il secondo. Prima della scadenza del mandato quindi in poco piu di un mese e mezzo abbiamo portato a compimento il procedimento amministativo, compreso l’affidamento di un incarico tecnico per avere una perizia tecnica esterna sulla proposta di lottizzazione di Primiero Sviluppo. Tutto questo si è esplicitato nell’invio alle parti di un atto formale che anticipava senza ulteriori proroghe la chiusura per la mancanza delle licenze. Il commissario Matonti poteva semplicemente fare come ha fatto ora il Comune di Primiero San Martino di Castrozza o provare altre strade.
    Di fatto Nuova Transacqua non si è deresponsabilizzata nemmeno per un minuto, è stata coerente e rispettosa dei tempi di garanzia per le parti, ha lavorato fino all’ultimo per l’esecuzione della sentenza nel rispetto delle norme amministrative e il suo percorso si era di fatto concluso con quello che anche ora per il nuovo Comune è stato inevitabile, ovvero la comunicazione della data di chiusura. Il fatto che la legislatura per noi sia finita il 31 dicembre è stata solo una casualità temporale che nulla ha inciso sulle nostre decisioni.
    L’articolo è firmato dalla redazione e non conosco quindi l’autore che invito ad un confronto personale se lo ritiene e nel contempo chiederei due righe di scuse in quanto è troppo ingiusto sentirsi additare da Ponzio Pilato quando invece vi è stato massimo coinvolgimento prima per evitare che le cose andassero cosi, poi per proporre delle soluzioni, operare per distiunguere il piano politico da quello giudiziario per il bene dell’ Ente e dei cittadini che eravamo chiamati a rappresentare. Difendere gli atti dell’Ente come atto dovuto non è politica ma buona amministrazione.
    Giornalisticamente parlando prima di trarre delle semplicistiche conclusioni guardando le cose dal di fuori, poco costava fare una telefonata come fanno di norma i giornalisti per capire meglio e non scivolare in giudizi superficiali.

    Roberto Pradel
    ex sindaco di Transacqua

    • Buonasera Roberto e grazie per il suo ricco e prezioso commento.
      Apprezzo che condivida le amare riflessioni sulla realtà dei fatti e trovo importante chiarire il punto che lei cita come offensivo.

      Innanzitutto, quando su un articolo troverà la firma “Redazione”, i casi sono due: o l’articolo è scritto a più mani, oppure il gruppo intero di CartaPesta News ne ha condiviso le parole tanto da volerlo pubblicare a nome non di un singolo, ma di tutti quanti.

      Sulla questione che tira in ballo Transacqua Libera, quello che lei riporta è per noi (per me nello specifico, che rispondo al suo commento) un tassello davvero prezioso da poter inserire nella vicenda tutta Ingros, perché va a smentire non una nostra opinione, ma un sentire diffuso.
      L’ha detto anche lei, noi non siamo giornalisti e neanche ambiamo ad esserlo. Quello che facciamo è raccogliere informazioni, a volte chiedendole direttamente, a volte prendendo a prestito ciò che altri prima di noi hanno chiesto, oppure ancora partendo da documenti ufficiali e ufficiosi pubblicati dai soggetti di cui trattiamo.

      Ed è proprio la carenza di informazioni in merito a tutto ciò che lei, giustamente, ora riporta ad aver portato a scrivere quelle parole, sicuramente provocatorie, in merito al suo (ex) gruppo consiliare.

      Come ci si è arrivati? Prendiamo l’attivissimo blog di Transacqua Libera ad esempio, che come lei ben sa seguo praticamente dalla sua nascita e che ho sempre guardato con attenzione e curiosità, durante tutto l’anno e mezzo in cui lei era Sindaco, sono apparsi solamente 2 post sulla questione Ingros, uno in risposta ad una dichiarazione della Presidente Broch, l’altro in risposta ad una dichiarazione dell’ex sindaco Simoni. Esiste un terzo articolo che riporta, didascalicamente, la sentenza del Consiglio di Stato in merito al fattaccio. Nel periodo precedente la sua elezione sono invece almeno 16 i post in cui Ingros viene tirato in ballo con citazioni di articoli, interrogazioni, ecc. ovvero proprio ciò che si intendeva nell’articolo quando si parlava di Transacqua Libera come di “agguerritissima” sulla questione.
      Lei ci potrebbe rispondere che ci sono fior di articoli e dichiarazioni in cui la nuova amministrazione viene menzionata e parla in prima persona, e non lo possiamo negare, ma è altrettanto vero che il più delle volte si parla di Ingros come di “una problematica molto complessa ed un argomento di discussione che con la giunta affrontiamo settimanalmente […] per facilitare una soluzione equa e sostenibile” (Transacqua News, 23/05/2015); in diverse occasioni troviamo frasi come “Stiamo valutando […] tutte le soluzioni possibili per garantire la continuazione dell’attività” (L’Adige, 01/04/2015). Tutto giusto e tutto lodevole ma assomiglia molto ad uno “stiamo lavorando per voi” dal quale si vorrebbe forse sapere un pochino di più. Ed è sicuramente un peccato che di tutte le cose fatte e discusse da voi lo sapessero bene chi era in giunta con lei, gli avvocati consultati a più riprese, gli assessori provinciali, gli uffici provinciali e gli interlocutori… e i cittadini? Davvero in un anno e mezzo nessuno di questi passaggi poteva essere reso noto a chi bramava di sapere se ci fosse (o non ci fosse) qualche novità, qualche speranza all’orizzonte?

      Lo ripeto, credo sia per tutti preziosissimo il suo intervento volto a chiarire cosa la sua amministrazione ha fatto per la questione Ingros. Aggiunge un qualcosa che, a parer mio nello specifico, non in tanti sapevano, e questo è importantissimo. Da parte nostra invece, se sono bastati così pochi elementi per avere in risposta un intervento così importante per fare più luce su una vicenda dai tratti ancora non totalmente palesati, credo che lo scopo di CartaPesta in questo articolo sia stato pienamente raggiunto.

      Flavio

    • Buonasera e grazie per il commento,
      l’articolo è firmato “redazione” non per celare l’autore ma in quanto il contenuto è unanimamente condiviso da chi su questo blog scrive, quindi mi sento di poter dare una mia personale risposta che però è altrettanto condivisa; l’intento di questo articolo non è offendere qualcuno, soprattutto uno dei pochi che almeno qualcosa ha tentato di fare, ma piuttosto di palesare nero su bianco il sentimento di una collettività della quale noi stessi facciamo parte. Nessuno di noi è, o ha mai dichiarato di essere, un giornalista: siamo cittadini che hanno a cuore quello che succede nel loro territorio.

      Lei afferma che queste righe non corrispondono alla realtà. Io dico che è certo che tutto quello che dichiara di aver promosso, portato avanti e proposto è stato fatto, che sicuramente Lei si è dato da fare in quanto Sindaco interessato, e nessuno mette in dubbio che il Suo lavoro lo abbia svolto con coscienza e nei limiti, peraletro assai stretti, in cui poteva operare. Purtroppo però alla cittadinanza poco o nulla dei risultati di questi sforzi è arrivato. Quello che è filtrato è invece la sensazione che la questione sia stata di tale portata che non si è potuta risolvere in modo autorevole ma che ci sia stata una lenta agonia.

      Ma ecco è questo che personalmente mi ha colpito: alla notizia della definitiva chiusura del punto vendita della Coop Primiero di Viale Piave la maggioranza delle persone non si è detta, come avrebbe potuto se informata, “è successo perchè… ” ma si è limitata a prendere atto che “forse questa volta fanno sul serio”. Sempre per la mia modestissima opinione, questo non è sintomo di una coscienza collettiva sana.

      La cosa più importante che vorremmo dire a Lei e a chiunque abbia letto e si sia sentito chiamato in causa (in realtà tutti noi che viviamo a Primiero, cioè) è che lo scopo dell’articolo è di far riflettere i lettori su se stessi, sull’atteggiamento che tutta la collettività ha di fronte a un fatto così grave e che avrà pesanti ricadute, e non certo, ripeto, additare responsabili: per quello sarebbe bello che qualcuno competente (non certo comuni cittadini che scrivono in un blog) potesse chiamare a rispondere chi veramente ha dato il via al tutto.

      Cordialmente

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