Politica

Elezioni Primiero: intervista a Paolo Simion


A completare il quadro dei candidati in corsa per il nuovo comune Primiero San Martino di Castrozza, ecco l’intervista a Paolo Simion, candidato sindaco con la lista “È tempo di Primiero”. Un gruppo “trasversale”, composto da uomini e donne di tutte le età che secondo Simion ben rappresentano la realtà di Primiero, potenziali futuri amministratori che in questo delicato momento di transizione sapranno gestire la nuova comunità di Primiero San Martino di Castrozza, e guidarla verso l’accorpamento con gli altri paesi della Valle.
Un programma che propone interventi immediati per la ridistribuzione dei servizi e la realizzazione di progetti di mobilità sostenibile per collegare l’intera Valle e “abbattere le barriere del campanile”, e per rilanciare il turismo. Chi ben comincia è a metà dell’opera dunque, ma con quali fondi? Per Simion la ricerca di nuove risorse economiche è fondamentale per il riavvio dell’economia,  e unica soluzione proposta alla disoccupazione giovanile, tema peraltro poco presente in tutti i programmi delle liste in campo.


 Perchè hai deciso di candidarti e come si è formata la tua lista?

Ho deciso di candidarmi perché sono reduce da un’esperienza nell’amministrazione di Fiera come capogruppo della minoranza, in questa veste ho cominciato ad appassionarmi ai problemi della comunità e di fronte ad alcuni punti che non condividevo ho pensato di mettermi in gioco: credo sia un dovere civile quello di dare la propria disponibilità, e la squadra è stata raccolta a partire da persone che condividevano queste stesse idee e punti di vista.

Se ancora possiamo permetterci questa distinzione, ti senti di essere politicamente più di destra o di sinistra?

Destra, sinistra e centro sono concetti che hanno perso molto del loro significato, la società occidentale è andata oltre queste distinzioni. Personalmente mi sento un moderato con una propensione per il sociale ma non mi riconosco in nessun partito politico, sono iscritto solo ad associazioni culturali.

 Senza addentrarci per ora sugli interventi necessari e la loro urgenza, qual è la situazione attuale di Primiero, quali sono secondo te le problematiche principali?

In generale credo che il primo problema di Primiero, anche se è brutto dirlo, sia principalmente di tipo etico: noi primierotti ostentiamo, tendiamo a criticare e polemizzare ma difficilmente riusciamo ad impegnarci e a metterci la faccia. Mettere insieme la lista è stato molto ma molto difficile: impegnarsi in politica significa dedicarvi molto tempo e certe volte mettersi sotto dei profili polemici. Come indica anche la frase del nostro slogan, vogliamo costruire un futuro diverso, che ora non sembra essere soddisfacente.

 Hai appena parlato di un futuro diverso: in questo senso, come giudichi l’operato delle quattro amministrazioni uscenti?

Sono sempre stato piuttosto critico pur non essendo sempre pregiudizialmente contrario alle proposte dell’amministrazione. Di sicuro in molte cose hanno operato in modo corretto, meno in altre. Nell’impianto generale, la mancanza di queste amministrazioni uscenti è stata quella di non aver avuto una visione strategica e di non aver fatto nulla o non abbastanza per quei grandi progetti strutturali che si potevano fare quando c’erano i soldi.

 A proposito di fusione, questa rappresenta secondo te il punto d’arrivo di un percorso che la nostra comunità avrebbe in ogni caso intrapreso indipendentemente dai solleciti della Provincia, o credi che ci sia stato imposto? Come hai vissuto le varie fasi che hanno portato alla fusione dei comuni?

Il percorso ci è stato sollecitato ma non ci è stato imposto, è partito “dal basso”. Dobbiamo riconoscere il grande lavoro fatto dal comitato “Per un Primiero meno diviso” e credo che la questione della fusione, che a mio avviso doveva essere immediata e totale sin da subito con l’accorpamento di tutti i comuni, non è stata attuata in tempi rapidi perché è poi passata nelle aule consiliari, mentre se fosse rimasta tra la gente sarebbe stato diverso. Questa occasione di cambiamento e grandi aspettative va colta, e noi spingiamo perché la fusione si attui nei tempi più brevi possibili e istituzionalmente congrui senza imposizioni.

 La fusione non si può imporre, come detto poco fa: come si rapporterebbe la tua futura amministrazione nei confronti degli altri comuni in caso di difficoltà o di ostilità?

Non possiamo imporre nulla, ma recentemente anche gli altri comuni che oggi non sono coinvolti nelle votazioni si sono espressi a favore di una fusione, perché il processo si concluda in tempo breve e non rimanga a metà. L’aspetto sostanzialmente più critico è forse rappresentato da Canal San Bovo che é già di per sé una specie di unione di comuni e frazioni e non sembra favorevole a una fusione con queste modalità. A Mezzano andremo eventualmente a verificare con un referendum cosa ne pensano gli abitanti rispetto all’ipotesi di una fusione e agiremo di conseguenza. Credo che tecnicamente in due anni si possa arrivare a una fusione completa, questo sarà la nuova missione dell’amministrazione entrante, qualsiasi essa sia, in questo momento di transizione: porre le basi per un futuro comune unico, ma dovrà porre le basi anche per un rinnovamento richiesto dalla gente e per un rilancio economico del territorio.

 Chi vorresti avere nella tua giunta? Hai già pensato ad una ipotetica lista di assessori?

Non ho ancora fatto nessuna ipotesi per quanto riguarda gli assessori, anche perché prima bisogna vincere la competizione elettorale! Le nostre quotazioni elettorali al momento non sono tali da poter pensare a una effettiva lista di assessori, ma abbiamo una serie di persone che potrebbero essere degli ottimi amministratori con competenze specifiche, una serie di figure in cui possiamo individuare i profili professionali di futuri assessori e amministratori competenti.

 Quale sarà il bugdet del nuovo comune unico e come intendi amministrarlo, ovvero come ripartirai le risorse, nel caso in cui dovessi diventare sindaco?

Il comune unico è certamente una maniera per avere molte più chance, e che permetterà una maggiore crescita della comunità: riguardo il budget, come è noto, esistono una serie di fondi e disponibilità che derivano anche dal fatto di essersi uniti entro un determinato periodo. Questi fondi sono un piccolo aiuto, ci sono poi i fondi strategici per alcuni investimenti territoriali e i fondi del famoso Protocollo (42 milioni di natura provinciale e 6 milioni di natura territoriale). I fondi ci spettano come comunità, è importante non mollare l’osso in questo momento. Altre opportunità potrebbero derivare dai fondi europei di erogazione diretta, l’UE ridistribuisce secondo dei criteri di sviluppo un patrimonio consistente di risorse finanziarie, è importante fare attenzione a queste possibilità ed essere coscienti dei nostri diritti oltre che dei nostri doveri ed essere propositivi nel cercare nuove risorse.

 A proposito di mobilità… Nel tuo programma proponi una tranvia elettrica dalla località Bus di Imèr a San Martino. Come pensi di trovare i finanziamenti se la provincia sostiene di non avere fondi nemmeno per un progetto fondamentale come il tunnel del Passo Rolle?

La nostra idea è quella di collegare tutti i paesi in modo da sentirsi davvero parte di una comunità e fruire dei servizi in modo più agevole, superando le barriere “del campanile”. Una mobilità sostenibile va di pari passo con un concreto atteggiamento di rispetto dell’ambiente: il vero green è lasciare l’auto a casa, pedonalizzare i centri storici e intervenire sul già edificato. Detto ciò, ci sono fondi europei che possono essere utilizzati e che vengono solitamente concessi senza difficoltà per progetti di viabilità sostenibile. Inoltre ACSM, patrimonio storico e culturale della valle, dovrà essere un volano per il territorio e se questo volano venisse utilizzato come fondo di rotazione potrebbe sprigionare delle risorse utili e preziose per i progetti territoriali: l’azienda non deve fare beneficenza e il comune non deve fare l’impresa, ma bisogna mettere a disposizione del territorio delle risorse  È un progetto a lungo termine da realizzare a stralci nel lungo periodo. Dobbiamo cominciare ora: arriviamo fino a Siror, poi tra 6 o 7 anni faremo un secondo stralcio fino a San Martino, altrimenti tra 10 anni saremo ancora qui solo a parlarne.

 Chi ben comincia è a metà dell’opera… Oltre ai progetti da realizzare su lunga distanza, quali sarebbero i primi tre interventi della tua amministrazione?

La prima cosa su cui intervenire è certamente Passo Rolle. Il problema si è trascinato per troppo tempo e nessuno di noi, nel passare per il Passo, si è mai indignato e stupito a sufficienza della situazione, il più bel passo del Trentino. Ci opponiamo alla proposta provinciale della strada a favore del progetto della galleria: intanto cominciamo  e facciamo il primo pezzo, con i fondi che la provincia ha destinato, e poi andremo avanti con o senza il loro supporto. Dobbiamo anche unire i due versanti del Rolle, tombare una parte di strada verso Malga Rolle con un piccolo segmento di galleria. Una proposta nuova, di cui si parla e che dovrebbe coinvolgere molti soggetti, potrebbe essere un Piano di Recupero delle Dolomiti per discutere su come sarà il Rolle tra 5, 10, 20 anni.

Il secondo punto riguarda l’ammodernamento degli impianti: ci sono molti progetti, ad oggi ancora nel cassetto, che non sono ancora stati utilizzati.

Il terzo riguarda la destagionalizzazione, dobbiamo puntare su altre attività collaterali e complementari, garantire determinati servizi e offrire un’accoglienza in strutture ideali alle esigenze dei turisti.

 Come giudichi il nuovo sistema di gestione del fondo Grandi Eventi?

L’idea del fondo Grandi Eventi è buona, ma per come è stata messa in atto, nella sua realizzazione mi sembra meno buona. Non giudico negativamente il fatto che vi sia un’unica cabina di regia a gestire tutti i grandi eventi, ma che vi sia un’unica ideologia dietro ad essa.

 Veniamo alle questioni scomode che la nuova amministrazione dovrà gestire: come intendi affrontare il caso Ingros, Scuola Musicale e più in generale, il tema dell’immigrazione?

La pratica Ingros al momento è in mano al commissario straordinario, eventuali decisioni andranno prese con cautela, per ora possiamo parlarne solo in termini generali. La costruzione ormai c’è, è credibile pensare di demolirla? O non sarebbe forse meglio rimetterlo nella condizione di conformità urbanistica e utilizzarlo? Nell’interesse della comunità è necessario trovare una soluzione condivisa e compatibile con la legge e con i privati coinvolti, faremo i conti alla fine ma non è necessario ora fare dell’Ingros un motivo di polemica politica.

Dobbiamo distribuire sul territorio i vari servizi, dislocare uffici e servizi per ravvivare le comunità: ho proposto di spostare la biblioteca a Transacqua e spostare eventualmente la Scuola musicale nella canonica di Mezzano, risparmiando il milione di euro necessario per l’ampliamento della biblioteca a Fiera, anche se le amministrazioni uscenti si sono espresse a favore del progetto di ampliamento, proposta accolta anche dal commissario straordinario di governo.

Quello migratorio è un fenomeno temporaneo, ad oggi abbiamo un rifugiato ogni 1000 abitanti circa, credo però che se i numeri dovessero cambiare, potrebbero verificarsi dei disagi per i residenti e per i turisti.

 Si parla di una futura chiusura delle scuole superiori, o quantomeno di una riduzione al biennio…

Le risorse scolastiche vanno razionalizzate e adeguate alle reali necessità della popolazione. Che le scuole vengano “smantellate”, è un’ipotesi reale ma è anche vero che se il trend è questo sarà difficile opporvisi. Bisogna saper rilanciare sviluppando un percorso di studio ad hoc, specifico e legato al territorio:  penso all’Enaip come a un centro di formazione e lavorazione del legno… Siamo tra le zone più boschive d’Italia, chi meglio di noi potrebbe realizzare un progetto di questo tipo?

 I giovani sono un tema quasi assente nei programmi elettorali anche dei tuoi colleghi. Quali sono gli interventi necessari per migliorare la situazione giovanile e per abbassare il livello di disoccupazione?

Effettivamente nel nostro programma si parla poco di giovani a favore di tematiche che riteniamo più urgenti. Vista la situazione nazionale e provinciale, come sappiamo i servizi alla persona sono i primi ad essere tagliati, per questo proponiamo un fondo di solidarietà da devolvere a famiglie e persone (residenti da almeno 5 anni) in temporanea difficoltà. Sarebbe bello poter dare maggiori garanzie ai giovani, ma sarebbe inverosimile fare questo tipo di promesse senza la consapevolezza di richiedere un reale sacrificio: purtroppo i giovani di oggi pagano lo scotto di scelte e decisioni prese anni addietro, e solo riavviando il circuito virtuoso dell’economia valligiana potremo evitare che vadano all’estero o fuori valle a lavorare.

 Cosa vi distingue dagli altri, perché dovrebbero votare la vostra lista?

La nostra è una lista trasversale. Donne e uomini di tutte le età, laureati, pensionati, rappresentiamo tutta la gente del nostro comune unico, l’unica categoria che non rappresentiamo è quella dei politici. Siamo persone per bene, che hanno le capacità per portare avanti il comune in questa fase di transizione, e vorrebbero cercare di superare l’impasse.

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