Economia

Impresa Bionoc’. Una storia di birra, passione e coraggio

Bionoc vince premi
Scritto da Silvia Sperandio

Vi presentiamo Fabio e Nicola, due giovani che nel 2003 si sono trovati davanti ad una birra, ne è uscita una chiacchierata, delle idee e forse anche qualcos’altro, visto che oggi, tredici anni dopo quella birra, portano con orgoglio in alto un brand conosciuto e riconosciuto anche fuori dagli stretti confini provinciali, regionali e pure nazionali. Un marchio che la birra la produce. Per raccontarvi la loro storia e le loro ambizioni siamo andati ad incontrarli proprio in quel piccolo gioiello che è il loro birrificio, a Mezzano.

Fabio Simoni, uno dei due componenti della squadra, è la metà “Bio” del nome Bionoc’, ha studiato presso la scuola alberghiera di Falcade come cuoco, fa parte dell’Associazione Sommelier del Trentino ed è inoltre ambasciatore della birra per la Dibevit, grande azienda impegnata nella distribuzione organizzata di birre speciali.
L’altra metà è invece Nicola Simion, che dall’infanzia tutti chiamano Noc’: ha studiato ottenendo il diploma di geometra per poi continuare seguendo per un breve periodo la facoltà di Chimica, presso l’Università degli studi di Trento.

A mettere insieme due personalità così distinte c’è la straordinaria passione per la birra che entrambi hanno da sempre avuto (già Fabio era inserito in questo campo come selezionatore di birre presso il suo ristorante), anche se mai avrebbero pensato di dar vita ad un birrificio pluripremiato in Italia e noto anche all’estero.

Bionoc’ è voglia di sperimentare a tutti i livelli: sia nel modo di fare birra, sia nell’approccio imprenditoriale

La loro storia inizia quel famoso giorno del 2003 in cui si trovarono al bar, quando Nicola propone a Fabio di provare a fare con le loro mani una birra totalmente artigianale. Detto, fatto. Provando e riprovando, dopo vari tentativi ne esce una bevanda così buona che Fabio, la mente imprenditoriale del duo, propone senza alcun indugio all’amico di fondare un birrificio dove la passione potesse trovare libero sfogo e diventare così un vero e proprio lavoro. Nicola, il braccio, inizia subito a sperimentare ricette diverse, a volte con scarsi risultati, ma molto più spesso, grazie anche agli studi pregressi e a tanto impegno e voglia di mettersi in gioco, arrivando a produrre birre di ottima qualità. Ed è proprio l’ostinazione e il tener duro quello che serve se si vuole ottenere un prodotto che valga la pena di essere consumato.

Dal lavoro e dalle parole di Fabio e Nicola emerge un senso di passione smisurato per tutto ciò che fanno: ogni birra nasce da una storia che a loro appartiene, talvolta episodi apparentemente banali che danno vita all’identità di una bevanda divenuta poi riconosciuta. Un esempio è la BioLupo, nata dall’idea di Fabio di piantare del luppolo a Primiero, solo per provare, e dalle abili mani di Nicola che lo hanno trasformato in una birra giovane e leggera. Nessuno studio fatto a tavolino quindi, ma sono gli episodi di vita quotidiana a dare gli spunti per le ricette di Bionoc’. La BioLupo e tutte le altre birre vengono poi sì studiate da Fabio, che le scompone nei loro gusti per abbinarle alla gastronomia, restituendo a chi si avvicina a queste birre un perfetto connubio tra cibo e bevanda.

luppolo bionoc

Il luppolo di Bionoc’

L’aspetto più interessante del lavoro di Bionoc’ però è forse quella voglia di continuare a sperimentare, sia nel modo di fare birra sia nell’approccio imprenditoriale sempre più spinto e espansivo: dagli esordi in cui Fabio proponeva le birre ai locali del posto e ai sommelier che rientravano tra le sue conoscenze agli innumerevoli premi che ogni anno Bionoc’ colleziona nei vari concorsi per birrifici artigianali.
Come quello per la “migliore birra della categoria chiare alta e bassa fermentazione di ispirazione tedesca e ceca” vinto con la Rauca, che però non è opera né di Nicola né di Fabio. Il suo autore si chiama Michele Loss, già ribattezzato dal duo il “bio-operaio”, per la totale dedizione al birrificio del ventiduenne che Bionoc’ sta cercando di valorizzare con grande soddisfazione. È storia recenta la sua, ed è quella di un ragazzo di 17 anni che dopo aver osservato i metodi e le tecniche di produzione in fabbrica inizia anche lui a produrre birra, in casa sua, portando al giudizio di Fabio le sue creazioni. Tenacia e voglia di mettersi in gioco l’hanno fatto rientrare in poco tempo a pieno titolo nei piani del birrificio, e sembrano proprio essere state proprio queste le caratteristiche fondamentali per entrare in Bionoc’, che ha dimostrato di non avere alcuna paura ad allargarsi includendo nuove persone nella squadra.

Non si arriva al successo se non si ha un prodotto di alta qualità, per quanto bravi si possa essere a venderlo

Fabio e Nicola hanno raggiunto in pochi anni un livello molto elevato, portando la loro birra non solo in locali della valle, ma riuscendo nel difficile compito di uscire fuori, arrivando a portare il proprio prodotto fino ai ristoranti stellati. Quasi una necessità quella di uscire, a detta di Fabio, quando sostiene che il loro lavoro non è valorizzato quanto dovrebbe da Primiero: ad eccezione di alcuni locali e poche associazioni, quasi nessuno pubblicizza il loro prodotto e la maggior parte delle attività di ristorazione preferisce acquistare birra più commerciale e prodotta fuori valle. Dalle sue parole emerge anche frustrazione e risentimento rispetto alla concorrenza, in particolare quando parla di imprenditori che si fanno produrre una birra fuori da Primiero, la riportano in valle e la vendono con marchio primierotto. Troppo facile, sembra dire Fabio, quando loro hanno sempre puntato al fare tutto a Primiero, per quanto possibile. Ma non è il timore di perdere mercato a destabilizzarlo, “è un discorso di coerenza, oltre che di qualità” ed è infatti questa che Nicola e Fabio mettono al primo posto: “non si arriva al successo se non si ha un prodotto di alta qualità, per quanto bravi si possa essere a venderlo”.

La birra al centro di tutto dunque, seguendo la tendenza che la vede ascendere da bevanda proletaria a prodotto di sempre maggior valore. “È in fondo questo il messaggio che cerchiamo ogni giorno di comunicare e far passare alla gente”, dice Fabio, “che purtroppo non capisce fino in fondo l’importanza di questo marchio di qualità, si ragiona guardando solo al proprio orticello, e si porta al consumo di prodotti di basso costo, ma scadenti”.

Ma su questo c’è proprio poco di cui disperare: il mondo della birra artigianale si va sempre più amplificando; basti guardare al Trentino dove in pochi anni sono nati 16 birrifici artigianali e 9 Beer Firm (aziende che affittano l’impianto di produzione commissionando sia lo sviluppo della ricetta che la produzione). In questo contesto Bionoc’ rappresenta davvero una delle realtà più interessanti dell’intero panorama, e lo sanno bene Fabio e Nicola, che si sentono sicuri e certi della qualità e dal valore del loro prodotto: i premi vinti e l’ampia richiesta delle birra Bionoc’ anche fuori dai confini regionali sono concreta testimonianza di tutto ciò.

L’esempio di Bionoc’ è perfetto per dimostrare che alle volte, anche in una realtà piccola e chiusa come quella primierotta e anche senza avere grossi studi alle spalle o attività già avviate, ce la si può fare. Spinti dalla passione, con un pizzico di creatività ed acume, si possono realizzare idee che, come nel caso di Bionoc’, arrivano a risultati eccellenti. Fabio e Nicola, una mente ed un braccio, si sono trovati contribuendo ciascuno con le sue abilità ed hanno creato un caso esemplare da seguire, con un’attività economica diventata in pochi anni tutt’altro che irrilevante e che forse un po’ di più dovrebbe essere portata come un grosso vanto per Primiero.

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Silvia Sperandio

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