Turismo

San Martino si rinnova: basterà per tornare in gioco?

Impianti San Martino di Castrozza
Scritto da Silvia Sperandio

Siamo ormai in pieno inverno e ci siamo lasciati alle spalle le vacanze di Natale, che portano immancabilmente con sé numerosi turisti e amanti della montagna. La valle di Primiero con le sue Pale di San Martino è zona prediletta del turismo dolomitico, con numerose attività da svolgere in montagna, sia nella stagione estiva che in quella invernale.

Gli sport sciistici, protagonisti indiscussi della stagione fredda, sono amati da sempre: una forte attrattiva sia per i locali sia per chi viene da fuori, stranieri compresi. Proprio quest’anno gli impianti di risalita delle Ski Area Alpe Tognola e Ces-Valcigolera presentano alcune importanti novità.
Come sappiamo e abbiamo visto negli ultimi anni, la neve naturale si fa attendere, presentandosi generalmente a partire dal mese di gennaio per poi continuare fino a marzo inoltrato. Tuttavia il turismo invernale legato allo sci è più concentrato a partire dal mese di dicembre per terminare indicativamente a febbraio, registrando quindi a marzo un calo delle affluenze. Nella stagione invernale 2010-2011, che secondo dei rapporti della Proincia Autonoma di Trento fu una delle più disastrose degli ultimi anni, questo fatto incise in modo particolarmente negativo sui bilanci, in quanto i primi giorni di dicembre gli impianti si ritrovarono ancora chiusi per la mancanza di neve.
Già nel 2015 dunque, il bacino idrico deputato all’innevamento artificiale per le piste dell’Alpe Tognola era stato ampliato ad una capacità di 40.000 metri cubi di acqua, garantendo la produzione di neve necessaria, appunto, per l’apertura degli impianti ai primi giorni di dicembre.
Allo stesso modo, quest’anno è toccato al bacino idrico destinato all’innevamento degli impianti Ces-Valcigolera, che è stato ampliato da 9.000 a 60.000 metri cubi di acqua con una nuova e più funzionante stazione di pompaggio.
I lavori sono iniziati il 20 luglio 2016, grazie allo stanziamento da parte della Provincia Autonoma di Trento dei 42 milioni di euro dell’ormai noto protocollo d’intesa per il rilancio di Primiero; da parte dei comuni di 5 milioni e da parte dei privati di 1 milione di euro, per un totale di 48 milioni.

Può stupire forse da questi dati che dai privati, primi interessati al miglioramento delle stazioni sciistiche, arrivi solo una minima percentuale di investimento rispetto al pubblico (fatto probabilmente douto alla scarsa disponibilità di fondi), ma allo stesso tempo va sottolineato che per attuare questi lavori sono state coinvolte numerose aziende ed imprese valligiane e non solo, come accade sovente, quelle provenienti da fuori valle.
Altra novità che porta con sé quest’anno la Ski Area Tognola è l’ampliamento e la sistemazione del Campo Scuola con la pista Baby, sulla cima dell’Alpe Tognola, e della pista Rododendro che presentava un fondo sconnesso con numerosi dossi e che ora è stata allargata e resa più agevole.
In sostanza, quello che emerge è che sono stati fatti passi avanti per quanto riguarda gli impianti sciistici, non si sa se in conseguenza all’evidente calo del turismo, se per ridurre il gap con le zone turistiche limitrofe o se per reale necessità di questi lavori.

Tuttavia risulta naturale chiedersi se queste modifiche siano realmente sufficienti a rialzare la grave situazione che affligge la valle; se, infatti, ci si prova ad immedesimare in una famiglia che deve scegliere di trascorrere il Natale in montagna, sugli sci, è evidente che, dovendo pagare un prezzo non banale per uno skipass giornaliero (in media 43,50 euro in alta stagione), scelga zone in cui gli impianti di risalita siano più efficienti, con numerosi intrattenimenti e servizi di qualsiasi genere dislocati lungo tutte le piste.
Questo, purtroppo, non è pienamente riscontrabile a San Martino, nonostante le piste siano tra le migliori in Trentino sia come godibilità sia come manutenzione, e anche se i centri abitati, tra San Martino e Primiero forniscono numerosi servizi e propongono, soprattutto in alta stagione, intrattenimento, musica e attrazioni di vario tipo. Basti vedere come il mese di Dicembre sia stato costellato di appuntamenti, tra i quali spiccano senza dubbio gli ormai famosi Mercatini di Natale di Siror.

Cannone sparaneve

Un cannone “sparaneve”. Foto di Enrica Pallaver

Il weekend dell’Immacolata è stato forse il più interessante dal punto di vista turistico. Un ponte lungo in cui, complice il bel tempo e temperature adeguate, hanno aperto le prime due piste, per l’appunto quelle che hanno subito delle modifiche (Baby e Rododendro), con risultati eccellenti, regalando ai molti turisti che erano a San Martino in quel periodo un piccolo assaggio di inverno, accompagnato dai mercatini che per quattro giorni sono stati presenti nel centro abitato. Nelle settimane successive si è riusciti ad aprire altre piste, nonostante ci si sia ritrovati in pieno dicembre con una temperatura del tutto fuori dalla norma, dai sapori primaverili; e proprio in questo modo gli investimenti fatti per l’innevamento artificiale risultano agli occhi di tutti, anche quelli che erano già pronti a criticare e polemizzare, andati a buon fine e, anche se con il tempo si dovrà sempre migliorare, hanno per il momento, che dal punto di vista meteorologico non è particolarmente positivo, dato qualche frutto sul versante apertura piste, un po’ meno su quello di effettive presenze.
Rimane comunque il fatto che la neve artificiale non sia innocua sia dal punto di vista sia economico che ambientale: si calcola che per l’innevamento base (circa 30 cm) di un ettaro di piste occorrano 1000 metri cubi di acqua, quantità che aumenta con gli innevamenti successivi. Per quanto riguarda il consumo energetico, invece, si utilizzano 25.500 kWh sempre per ettaro di piste. Non va sottovalutato neanche l’impatto ambientale; infatti, la neve artificiale contiene il 15-20% di acqua liquida, rispetto al 7-10% della neve naturale, e quindi ha un peso maggiore, rendendo difficile il passaggio di ossigeno al terreno sottostante con un conseguente ritardo di una ventina di giorni nella crescita della vegetazione (secondo dati del WWF e studi fatti dalla sezione Cai di Padova).

In sostanza, i lavori fatti sono evidentemente necessari per gli sport invernali, ma quello che viene da chiedersi è se i contro sopra riportati non superino i pro, viste anche le numerose prenotazioni cancellate da parte dei turisti in periodo natalizio, e se invece non dovremmo in futuro puntare maggiormente su altri sport e attività con costi meno elevati uniti ad un minore impatto ambientale.

Ora che si sono fatti dei piccoli spostamenti in avanti è importante non adagiarsi, ma continuare strenuamente su questa strada, poiché una valle come quella di Primiero, che può vantare paesaggi spettacolari con cui pochi, in Regione e fuori, possono competere, dovrebbe puntare sempre più in alto per rilanciare il turismo.
Ciò che ci auguriamo per il nuovo anno, oltre che un aiuto concreto da parte della neve e del freddo, è che queste novità 2016-2017, siano un trampolino di lancio/rilancio per la valle di Primiero, che da decenni è amata dai turisti, ma che negli ultimi anni è rimasta un po’ indietro e non è riuscita a vendersi al mercato globale come avrebbe dovuto.

Silvia Sperandio

Cosa ne pensi?