Turismo

Traffico sulle Dolomiti: la questione non è più rimandabile. Quale soluzione?

Passo Rolle

I passi dolomitici sono sempre più tema di attualità. Pure Internazionale, una delle più apprezzate riviste settimanali cartacee nonché seguitissimo quotidiano on-line, ne parla, e lo fa con un articolo intitolato Salviamo le Dolomiti dall’assedio delle auto. Questa volta la questione è quella del traffico lungo le strade dei nostri passi, che in alta stagione spesso si tramutano in interminabili e sfiancanti code di automobili.

Ci troviamo a contatto con un bene inestimabile, le Dolomiti, perle fatte di rocce e guglie svettanti, che ora sono annoverate come patrimonio dell’umanità, ma che le popolazioni trentine, altoatesine, venete e friulane non riescono in pieno a proteggere.
La questione del traffico lungo le strade delle Dolomiti è una questione di lungo corso, ma che inizia ad essere presa in considerazione solo nel recente periodo. È innegabile come il problema nasca come logica conseguenza della risorsa primaria del nostro territorio: il turismo, che ha insito in sé il problema della mobilità sul territorio. Ma è altrettanto vero come la nostra risorsa primaria di turismo sia l’ambiente naturale e paesaggistico che ci circonda, senza il quale non potremmo vantare nessun tipo di turismo. È un equazione logica un po’ grossolana, ma difficile da smentire: no natura=no turismo, e in quanto fragile la natura va rispettata e assecondata secondo le sue forme. Diventa lapalissiano che la questione di cui sopra non possa quindi essere trascurata, e l’iniziare a discuterne è sicuramente un punto di partenza per affrontare il problema.

A prendere la parola, recentemente, è stato l’assessore della Provincia Autonoma di Trento Mauro Gilmozzi, che in merito alla faccenda riferisce: “è chiaro che deve essere recepita la sempre maggiore sensibilità che c’è verso i temi del clima e dell’ambiente, anche dal punto di vista turistico: questo è il nostro futuro. Ma è altrettanto chiaro che sui passi dolomitici ci sono tante variabili in gioco e non possiamo procedere con una rivoluzione immediata». A tali parole si unisce un piano che l’assessore dice si metterà in atto nell’estate 2017.

L’idea attuale è quella di procedere per gradi, passando attraverso un aumento delle giornate di chiusura alle auto (un intervento che lo studio commissionato dalla Fondazione Dolomiti Unesco ritiene utile per aumentare la sensibilità sulla mobilità sostenibile) per arrivare infine a una chiusura quotidiana a fasce orarie, che è l’ipotesi caldeggiata dal presidente della SAT Claudio Bassetti, che propone una chiusura al traffico dalle 9 alle 16, ma sottolinea soprattutto l’importanza di non perdere altro tempo.

Nel frattempo i quotidiani locali Alto Adige e Trentino, si sono mossi con l’indizione di un sondaggio in cui si chiede ai lettori di esprimere il loro parere in merito alla questione, decidendo tra tre ipotetiche risoluzioni del problema: un giorno di chiusura alla settimana, introduzione di un pedaggio o chiusura a fasce orarie. L’ipotesi che sinora ha avuto maggiore successo è stata l’ultima, con un adesione del 52%.
Se in questa faccenda l’amministrazione trentina sembra essere, almeno a parole, sensibile, il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che della questione inizia anch’egli a preoccuparsi, risponde con un netto rifiuto delle ipotesi trentine, parlando chiaro: “Il Veneto dice no, serve rispetto della libertà di circolazione”.

Comunque siano le voci contrarie ed alterne degli amministratori correnti, dall’opinione pubblica, da scrittori ed amanti della natura giungono riflessioni, soprattutto difendendo il diritto a rilassate e salutari passeggiate o biciclettate tra le vette dolomitiche.
Erri De Luca, scrittore, amante della montagna ed uomo attivamente impegnato sui vari fronti sensibili, si schiera con fermezza sulla necessità del blocco della circolazione per alcune fasce orarie. Lo scrittore friulano Mauro Corona invece, tra un salotto televisivo e un altro trova il tempo di replicare anche su questa questione, rispondendo drasticamente: “Basta, è una schifezza, le Dolomiti vanno aperte a ore”.
Tra tutte, la voce forse più “saggia” ed amorevole è quella dell’alpinista altoatesino Reinhold Messner, che interpellato in merito lascia semplicemente un ottimo consiglio: “solo se andiamo a piedi o in bici, ovvero con un ritmo lento, possiamo veramente apprezzare ciò che ci circonda”.

Fatta un po’ di strada tra le opinioni di scrittori ed alpinisti è bene però ritornare all’articolo di Internazionale firmato da Gerhard Mumelter da cui siamo partiti, che congeda il lettore con una considerazione da non lasciare in ultima battuta: “I nodi verranno al pettine. Perché l’Unesco obbliga chi gestisce il territorio a realizzare progetti di mobilità sostenibile e attuare misure per la protezione dell’ambiente. In autunno degli ispettori dovrebbero verificare le cose fatte. Sarà un momento decisivo per le cinque province dolomitiche (Belluno, Bolzano, Trento, Udine e Pordenone), visto che l’Unesco può anche non riconoscere più un sito come patrimonio dell’umanità”.

A noi l’impegno affinché il bene inalienabile delle Dolomiti resti onoratamente patrimonio di tutti.

Valentino Bettega

Il più giovane del gruppo, classe 1995, diviso tra Primiero e Bologna, studia teatro e si occupa di cultura in genere. Per lui CartaPestaNews è una sfida allettante, nonché un progetto emozionante e stimolante a cui dedicare passione e talento.
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3 Commenti

  • E’ giusto che tutti esprimano la loro opinione, ma mi sembra non si tenga conto che queste vie di comunicazione sono state fatte per unire ed avvicinare delle realtà altrimenti distanti. Chiusura ad ore? E poi meraviglirsi se nelle succesive c’è un incremento del traffico? Chiusura a giorni alterni ? Per poi notare code ed ingorghi nei giorni di apertura? Le persone sanno adattarsi e programmare di conseguenza. Non si va in un qualsiasi luogo se è noto che oggi è chiuso. Si rimanda ma non si rinuncia. Comunque sia dovrebbero essere fatte salve le esigenze di chi transita sui passi non per turismo ma per lavoro o per la comodità di un percorso abbreviato, anzichè inquinare maggiormente su un tratto stradale di lunghezza magari doppia. Mi pare che tutti questi opinion leader dimentichino le esigenze di chi non guarda certo il panorama.

    • Caro Enrico, mi fa molto piacere che lei abbia commentato il nostro articolo. E’ molto importante il suo punto di vista, ci offre un ulteriore angolatura da cui prendere il problema. Comunque sia la sua polemica è sicuramente fondata, ma l’intento mio e del nostro progetto Carta Pesta è quello di cercare di fare e dare informazione e sopratutto quello di smuovere opinioni, pensieri unitari e divergenti, al fine di offrire un qualcosa che credo ancora non esista in valle. Provocare è sicuramente quello che si cerca di fare, nel modo più maturo possibile, ma anche ascoltare chi ha da dirci qualcosa. In merito all’ articolo, al di la della questione specifica del traffico sui passi, quello su cui voglio puntare con il pezzo è quello di sottolineare il bene inestimabile che abbiamo e di cui dobbiamo prenderci cura. Grazie per aver commentato

  • Vivendo a San Martino vedo cosa succede con il Passo Rolle: purtroppo Trentino Trasporti non riesce a garantire molti Autobus per e da Rolle (invece la tratta fondo Valle – San Martino è abbastanza servita).
    Quasi la totalità delle persone usano l’auto per avvicinarsi a zone come la Val Venegia, Baita Segantini, Castelazzo e Laghi di Colbricon.
    Sarò di parte o controcorrente ma la “famigerata” cabinovia San Martino – Rolle credo potrebbe togliere molto traffico dal nostro Passo, soprattutto di tutti quei turisti che risiedono a San Martino o in Valle che potrebbero usufruire dell’impianto di risalita da San Martino, mentre da Primiero dei collegamenti bus più impianto.

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