Società

Questioni e riflessioni su un Primiero poco e tanto multiculturale. Il caso immigrazione e richiedenti Asilo nella valle di Primiero


Primiero come territorio di Immigrazione

Primiero, pur limitatamente, è da tempo un luogo interessato da flussi d’immigrazione. È stato pure in un passato non lontanissimo una vallata con decisivi flussi emigratori, verso paesi Europei e non solo. Ma non è questo il momento di fare storia.
Le immigrazioni storiche nel territorio di Primiero risalgono ai primi anni Novanta, quando sono stati accolti alcuni rifugiati in fuga dalla guerra in Bosnia. Col tempo si sono aggiunti diversi nuclei famigliari provenienti dall’ Albania e via via diversi gruppi di cittadini dell’est Europa. Il territorio della comunità è interessato anche dal fenomeno dei flussi migratori dei lavoratori stagionali, difficili da numerare, che hanno però subito un calo negli ultimi anni a seguito della crisi economica che ha colpito anche il settore turistico.
La comunità di Valle come soggetto preposto alle questioni immigrazione e integrazione di soggetti stranieri, ha promosso nel 2008 su stimolo di Cinformi (Centro Informatico per l’immigrazione della PAT) un tavolo di confronto per dare risposta alle esigenze sempre più gravose sul tema dell’ospitalità, ma anche su come progettare degli interventi interculturali di prevenzione. Le risposte sono state numerose e hanno dato avvio per primo al Centro Le Reti, un centro interculturale che tra le diverse iniziative offre uno Sportello Immigrazione, per supportare l’immigrato con le pratiche burocratiche connesse alla sua situazione. Anche il Focus Group rientra nell’orbita del Centro Le Reti e consiste in un gruppo che attraverso il dialogo e il confronto diretto tra cittadini della valle e persone provenienti dai diversi paesi del mondo, promuove ed incoraggia l’integrazione e la conoscenza.
In questo discorso istituzionale nasce l’Associazione TramME e TErra, come  braccio operativo attivo sul territorio in grado di coinvolgere e creare legami tra residenti e immigrati attraverso laboratori, eventi a tema, incontri e lezioni nelle scuole e molto altro.
Volendo fornire dei dati quantitativi, stiamo parlando della Valle del Trentino, la nostra, con minore incidenza di immigrazione, cioè un 4,2% della popolazione totale (tratto dal Rapporto Immigrazione 2015, consultabile qui), un valore che tende a calare rispetto gli anni precedenti, vuoi per l’ottenimento della cittadinanza da parte di queste persone, residenti quindi da più di dieci anni, vuoi per la tendenza a spostarsi verso Paesi più promettenti in ambito lavorativo.

Il nocciolo della questione: Profughi a Primiero. Precisazioni e considerazioni

Come il già citato Rapporto di Immigrazione ci racconta, si riscontrano casi, seppur isolati, di residenti che non apprezzano la presenza degli immigrati; il discorso si fa però ancora più caldo parlando nello specifico dei Richiedenti Protezione Internazionale, alias “rifugiati”, un servizio di assistenza offerto dalla Associazione TraMe e Terra.
Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire chi sono queste persone.
L’Italia, in qualità di Nazione UE, ha l’obbligo di accogliere e ospitare i richiedenti asilo, questo lo dice la nostra Costituzione, all’Art. 10

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”.

Ogni Regione italiana si fa quindi carico di parte di questi richiedenti asilo, in rapporto al proprio PIL e al proprio territorio. Anche la Provincia Autonoma di Trento fa la sua parte, ospitando circa lo 0,9% dei profughi accolti a livello nazionale (per approfondire, leggi qui).

Ora, la difficoltà sta nel differenziare i soggetti che arrivano sul territorio nazionale e di giudicare di conseguenza. Per meglio spiegarsi: i flussi migratori che stanno colpendo in modo considerevole l’intera UE, sono costituiti tendenzialmente da due gruppi di soggetti: gli immigrati e i richiedenti protezione internazionale. La differenza è sottilissima perché entrambi scappano da situazioni di crisi. Ma a parte questo, i secondi, in fuga da territori colpiti da conflitti, persecuzioni o limitazione della libertà, secondo normative di cooperazione internazionale, sono soggetti più vulnerabili e hanno diritto alla Protezione Internazionale che viene offerta da parte dagli stati più forti.
Dal 2015 anche Primiero è un territorio interessato al fenomeno dell’ospitalità dei richiedenti asilo.

Come funziona l’ospitalità dei richiedenti asilo?

I soggetti arrivati in seguito agli sbarchi lungo le nostre coste vengono smistati e inviati alle varie regioni. Arrivati alla regione di destinazione, o a Trento per il nostro specifico caso della Provincia Autonoma, sono sistemanti in quella che viene definita prima accoglienza.
Successivamente si passa alla seconda fase, detta di seconda accoglienza, cioè il definitivo arrivo in contesti stabiliti, che nel caso trentino interessano ogni territorio che abbia la possibilità di inserirli in progetti di accoglienza. Progetti che si concretizzano con la sistemazione in strutture abitative, tendenzialmente appartamenti privati, la partecipazione obbligatoria a corsi di italiano e la preparazione e attesa di presentarsi ad un colloquio che stabilirà, nel migliore dei casi, la Protezione Internazionale, ovvero lo status di Rifugiati politico, o in alternativa Protezione umanitaria o sussidiaria. La comunità di Primiero, giunta la richiesta da parte della Provincia Autonomia, ha convocato il Tavolo per l’Accoglienza a cui hanno partecipato numerosi soggetti (Decanato, Associazioni manitarie etc.) ed anche l’Associazione TraME e TErra che è stata considerata la più appropriata per occuparsi dei Richiedenti asilo.

Può essere una ricchezza per la valle l’ospitalità di questi soggetti?

Dare una risposta netta forse non è possibile, o meglio è soprattutto questione di giudizio personale e di angolatura da cui si vede la questione. Il punto meno visibile e forse più importante è quello dello scambio che si viene a creare, supportati da un po’ di sforzo e volontà, nel momento in cui si ha modo di conoscere queste persone. Lo scambio dei saperi, l’interlocuzione con culture diverse, modi di essere e vivere, può portare ad arricchirsi come persone ed esseri umani. Detto ciò lo si può vedere anche da un punto di vista prettamente economico, poiché è abbastanza palese che un minimo di ritorno economico si venga a creare. Gli appartamenti sono pagati a privati. La spesa viene fatta nelle cooperative locali che, piccolo inciso, non godono di ottima salute. L’eventuale colazione o spuntino può essere fatta nei bar dei paesi. Professioni di diverso tipo vivono anche grazie a questo fenomeno.

Cosa possono fare i richiedenti asilo nel periodo di ospitalità?
Ancora una volta secondo le legislazioni vigenti, i richiedenti asilo non possono compiere attività lavorative e ricevere uno stipendio. Ma possono impegnarsi in attività di volontariato. Questo succede a Rovereto e succederà presto anche a Primiero. Poiché è iniziato un discorso con le Amministrazioni Comunali e con le Associazioni per inserire queste persone in contesti di volontariato. Le ragazze di TraME e TErra ci tengono a specificare che i richiedenti asilo chiedono di poter impiegare il loro tempo in queste attività, soprattutto perché vorrebbero ricambiare dando un contributo personale al territorio che li ospita.

Le risposte a proposito di alcune questioni delicate a carattere legislativo e più ampiamente della situazione italiana per quanto concerne questa forte immigrazione, non le hanno neanche le cooperatrici con cui abbiamo parlato.
Il loro intento è quello di dare segnali e tentare un cambiamento nell’ottica di una sempre maggiore integrazione e multiculturalità, vista come risorsa. Ma il lascito che ci hanno voluto dare è quello che costruendo muri e divisioni di fronte a un fenomeno enorme come questo è controproducente.
Indubbiamente c’è un popolo che batte alle nostre porte, cercare in qualche modo di fare spazio o almeno di iniziare un dialogo tra le Nazioni sembra la cosa più appropriata.
Intanto dal canto nostro, cerchiamo di informarci e di aprirci, di conoscere di più, di spingerci oltre, di pensare liberamente e poter dire infine di aver almeno tentato.

Cosa ne pensi?